Presentata da Edra una nuova piattaforma nel forum ITTBiomed, Innovation & Technology Transfer in Biomedicine tenuto al MIND Milano Innovation District, con la sponsorizzazione di Lendlease e la media partnership del progetto europeo “T-Factor”. La piattaforma ITTBiomed è parte di una nuova iniziativa editoriale che comprende una nuova testata ed un luogo virtuale per far dialogare stakeholder pubblici, privati, venture capital, start-up, università, ospedali su temi di ricerca pura e traslazionale negli ambiti biotech e farma. L’obiettivo del progetto, come spiega Giorgio Racagni docente emerito di farmacologia all’Università degli Studi di Milano, è sostenere e valorizzare il potenziale italiano nelle aree dell’innovazione, del trasferimento tecnologico, della produzione e dell’accesso ai farmaci innovativi. La piattaforma, in inglese, faciliterà scambi interdisciplinari fra centri di ricerca italiani e stranieri, mondo industriale, istituzioni come l’Agenzia nazionale del farmaco.
Come spiega Racagni, «il peso del biotech nelle scienze farmaceutiche cresce, dal 20% dei farmaci prodotti nel 2012 andrà a costituire l’80% nel 2030. L’Italia è tra i poli di eccellenza in Europa ma deve aumentare la sua capacità attrattiva verso i venture capital, e favorire la collaborazione tra pubblico e privato». Racagni ricorda come nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza siano previsti finanziamenti in ricerca e sviluppo sia alla Mission 4 Formazione sia alla 6 Salute per un totale di 12 miliardi.
«Il nodo da risolvere è come trasferire la ricerca che facciamo in prodotti per terapia e diagnostica», sintetizza Monica Di Luca Direttrice del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari Unimi, e fa l’esempio delle Neuroscienze, disciplina di cui presiede la Federazione europea. «Le malattie in questo campo interessano 179 milioni di cittadini europei per un costo sociale di 800 miliardi di euro annui. L’Italia vanta una ricerca di eccellenza, ma se già guardiamo la mole di articoli relativi a progetti per i quali la ricerca è effettivamente partita, siamo già sotto la media dell’Unione Europea, e così per i brevetti. Dobbiamo imparare a mettere insieme le forze, è essenziale considerando i tempi per sviluppare un farmaco (per il sistema nervoso centrale sono 18 anni di media contro i 12 delle altre discipline). Bisogna fare squadra, mobilitare investitori, promuovere nuove idee, integrare nuove discipline (un esempio su tutti, l’optogenetica, che unisce l’ottica alla genetica per la cura delle cecità), stimolare la raccolta di una massa critica di dati, e infine avvicinare fisicamente le competenze se leggi obsolete e barriere legali e fiscali non aiutino le sinergie».